«È sconcertante e preoccupante il nuovo attacco che l'avvocato Giosuè Naso, legale di Massimo Carminati, ha sferrato contro il giornalista Lirio Abbate, che già nel 2012 svelò per primo Mafia Capitale illustrando il ruolo dello stesso Carminati». È quanto afferma la Fnsi nell'esprimere solidarietà al vicedirettore de L’Espresso.
«Questa volta – spiega il sindacato dei giornalisti – l'attacco viene condotto addirittura in un atto giudiziario, ossia il ricorso in Appello di Massimo Carminati, nel quale l'avvocato Naso punta il dito contro Lirio Abbate e il suo lavoro di cronista. Singolare non è il fatto che l'avvocato abbia deciso di difendere il proprio assistito, condannato in primo grado a vent'anni di reclusione, ma che lo faccia non nel processo ma dal processo, scagliandosi contro Abbate che vive sotto protezione da anni per le minacce e le intimidazioni mafiose ricevute per via della sua attività».
Secondo la Federazione della Stampa, «siamo di fronte alla continuazione di un'aggressione iniziata con il processo di primo grado a Massimo Carminati, con quanto affermato dall'avvocato Naso nelle udienze dibattimentali e nella discussione finale in aula. Ferma restando la dialettica processuale, siamo convinti che nel caso di Abbate siano stati oltrepassati i limiti fissati dal codice di procedura penale».
Il giornalista Lirio Abbate, rileva ancora la Fnsi, «non è un soggetto processuale, quindi nessuna espressione nei suoi confronti può trovare giustificazione. Piuttosto si tratta di un'attività di lesione sistematica dell'immagine di un giornalista stimato e coraggioso, in un contesto nel quale non si può non cogliere l'ulteriore aspetto della minaccia implicita. È chiara, infatti, la volontà di mandare messaggi intimidatori ad Abbate, al quale va la solidarietà della Federazione nazionale della Stampa».