La mafia pianificava di ucciderlo, ma lui non si lascia intimidire. Paolo Borrometi, direttore del sito di notizie LaSpia.it, collaboratore dell’Agi e presidente dell’associazione Articolo21, già da qualche anno costretto a vivere sotto scorta a causa delle ripetute minacce subite per via delle sue inchieste sulla malavita è finito – ancora una volta – nel mirino di chi, infastidito dal suo lavoro, questa volta era intenzionato ad ammazzarlo.
«Se oggi sono qui – dice durante la conferenza stampa convocata da Fnsi, Articolo21, Usigrai e Ordine dei giornalisti – è perché ieri Lo Stato ha vinto ed è riuscito a sventare il piano che stavano organizzando contro di me. Nessuno vuol fare l’eroe, vogliamo solo fare i giornalisti. Il problema non siamo noi, ma i mafiosi che continuano a delinquere nella convinzione di restare impuniti. Certo, se c'è un giornale online della provincia di Ragusa che continua a definire 'presunto' un boss condannato per tutta una serie di reati vuol dire che qualcosa non va. Il problema è un capomafia in libertà che in un'intervista dice che la mafia non esiste. Allora ecco il mio appello a voi, colleghi: venire nella mia terra con microfoni e taccuini e insieme facciamo capire a cittadini, istituzioni e mafiosi che nessun giornalista è solo nella lotta alla mafia».
Alla conferenza stampa organizzata nella sede del sindacato ci sono i vertici della Fnsi e dell’Ordine nazionale dei giornalisti, dell’Usigrai, i rappresentanti dell’Ordine del Lazio, di Stampa Romana, di Ossigeno per l’informazione, dell’Ucsi, di Articolo21 e di tante altre associazioni.
«Questo sventato attentato a Paolo – ricorda in apertura Elisa Marincola, portavoce di Articolo21 – è solo l’ultimo episodio di minacce a giornalisti da parte di mafie che si sono fatte più spudorate. In Italia come in Europa, dove sono stati ammazzati due cronisti nel giro di pochi mesi. Una situazione che non va sottovalutata, anche se la magistratura ha dimostrato, come in questo caso, di essere presente e vigile».
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti ribadisce che «Paolo non è solo e non sono soli i giornalisti minacciati» e poi invita i presenti a «mandare un messaggio alle istituzioni e a certi luoghi, alzandoci in piedi per un applauso a Paolo e alla sua scorta». Giulietti incalza la politica e rilancia la 'scorta mediatica': «La parola mafia è sparita dal dibattito politico e c’è addirittura chi propone di togliere la scorta a questi colleghi. La nostra risposta? Rilanciamo tutti le inchieste di Paolo che hanno suscitato l’ira dei capi mafia e accediamo così un riflettore collettivo su queste vicende. Chi minaccia deve sapere che sarà inseguito».
Gli organismi di categoria, come già in altri casi, saranno «al fianco di Paolo e di tutti i colleghi minacciati anche in tribunale e scriveranno ai presidenti della Repubblica e delle Camere per segnalare minacce, intimidazioni e querele bavaglio che alterano l’articolo 21 della Costituzione. Ma a tutti voi chiedo anche di andare nei luoghi più a rischio e di indagare e illuminare i covi del malaffare», conclude Giulietti.
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, rinnovata la vicinanza a Borrometi e i ringraziamenti alle autorità e alle forze dell’ordine, chiede che si vada oltre la solidarietà: «Anche nei confronti dei giornalisti la mafia sta tentando il salto di qualità. Una situazione possibile perché di mafie si alla sempre meno. Voglio ricordare le parole di Antonino Caporetto agli studenti di Palermo: 'Della mafia bisogna parlare'. Ma bisogna anche andare oltre la 'scorta mediatica' e guardare alla condizione di questi colleghi. Paolo è un giornalista precario e come Paolo tanti altri cronisti spesso fanno inchieste senza tutele e garanzie. Editori e politici non possono esprimere solidarietà e basta».
Per il segretario Lorusso, inoltre, «bisogna far sì che Paolo e i colleghi precari vedano regolarizzate le loro posizioni lavorative. Sono certo che la direzione e il Cdr dell’Agi, che si sono schierati al fianco di Paolo, si attiveranno presso l’azienda affinché gli venga riconosciuto un contratto di lavoro vero. Tanti tra i politici che ieri hanno espresso vicinanza a Borrometi, inoltre, in passato si sono prodigati per affossare i provvedimenti in difesa del diritto di cronaca e del lavoro regolare. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Tocca a noi, tocca agli editori, ma soprattutto alla politica».
Il presidente del Cnog, Calro Verna, ribadisce che «siamo qui tutti insieme per esprimere un senso di comunità. Siamo qui perché tutti abbiamo a cuore i valori democratici e su tutti la libertà di stampa. Siamo qui per fare da 'scorta mediatica' a Paolo. Come istituzioni della categoria abbiamo il dovere di organizzare la solidarietà insieme con i colleghi che credono al valore democratico dell’informazione».
Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, ringrazia «lo Stato che ha dimostrato di esserci e di saper reagire» e ricorda i dati del ministero dell'Interno sui «troppi cronisti sotto scorta e attenzionati dalle forze dell’ordine. Ma oltra alla solidarietà – incalza – diciamo 'no' ai silenzi, 'no' agli ammiccamenti quando si tratta di minacce ai colleghi. Diciamo sempre ad alta voce che i colleghi vanno difesi tutti. Nessuno va isolato perché da soli si è più vulnerabili. E chiediamo un comunicato di solidarietà in meno e un voto in parlamento in più in favore dei provvedimenti a difesa del diritto di cronaca», conclude.
Al termine della conferenza stampa la lettura dell'appello promosso dal giornalista Sandro Ruotolo e firmato dai vertici degli istituti di categoria e da alcuni cronisti sotto scorta. Il testo del messaggio è riportato in calce. È possibile aderire inviando una mail a sito@fnsi.it o redazione@articolo21.info.
PER APPROFONDIRE
La lettera/appello dei giornalisti ai direttori e alle direttrici.