«Il servizio pubblico, più di qualsiasi altra impresa, ha il dovere di ricordare e onorare la Costituzione, come peraltro prevede lo stesso contratto di servizio che la vincola per i prossimi 10 anni. Garantirlo e assicurarlo invece nel lavoro quotidiano dei propri dipendenti non è che atto dovuto e insito ad ogni istituzione democratica». Fnsi e Usigrai rispondo così alla replica dei vertici Rai che, alla richiesta del sindacato di aderire all'iniziativa di giornalisti ed editori in difesa della libertà di stampa, aveva declinato l'invito, motivando la decisione in un contro-comunicato letto nelle edizioni dei telegiornali dopo quello dei rappresentanti dei lavoratori.
«La 'Nuova Rai' – proseguono Fnsi e Usigrai – ha quindi dei problemi con l'articolo 21 della Costituzione? Ci auguriamo di non dover prima o poi ricorrere ad una segnalazione al Quirinale o alle Autorità di Garanzia. Ci fa piacere la solidarietà espressa alla collega Maria Grazia Mazzola che ieri ha visto riconosciuta l'aggravante mafiosa per i suoi aggressori in relazione ad un episodio del febbraio scorso quando al suo fianco non c'era l'azienda ma i vertici sindacali di Usigrai e Fnsi, gli stessi che le saranno accanto costituendosi parte civile al processo come fatto in tutti gli episodi simili ai danni di tutti i colleghi minacciati. Quindi dopo l'espressione di questa vicinanza siamo sicuri che l'azienda voglia concedere il patrocinio a tutti i colleghi minacciati, compresi quelli che hanno un contratto di collaborazione».
Nella risposta aziendale, conclude il sindacato, «stupisce il silenzio su Federico Ruffo, forse per l'imbarazzo di non poter spiegare come mai anche lui, come altre decine, è ancora senza il giusto contratto giornalistico. E nel frattempo Daniele Piervincenzi e Edoardo Anselmi, presi a testate a Ostia, mentre lavoravano per la Rai, continuano a lavorare non rientrando nemmeno tra i precari dell'azienda».