«Se vogliamo che sia garantita la libertà di stampa, è indubbio che i giornalisti debbano avere maggiori attenzioni da parte del mondo della politica e delle istituzioni. Sono infatti i giornalisti lo strumento che consente ai cittadini di essere informati, in adempimento di quanto prevede l’articolo 21 della Costituzione». Lo ha detto il presidente dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna, Paolo Maria Amadasi, che questa mattina, 2 dicembre 2024, ha incontrato il neoeletto presidente della Regione, Michele De Pascale. L’incontro è avvenuto in un luogo simbolico, la piazza di Conselice (Ravenna) sulla quale sorge il monumento alla Libertà di stampa, rappresentato dalla pedalina utilizzata dagli stampatori clandestini durante la Resistenza.
Amadasi si è congratulato con De Pascale per la recente elezione e gli ha augurato buon lavoro. Ha quindi chiesto che la Regione riattivi quanto prima il tavolo sull’editoria: «Al settore – ha spiegato Amadasi – sono stati dati finanziamenti l’ultima volta durante il covid, ma c’è bisogno di un intervento specifico come fatto da altre Regioni. Un intervento, come già chiesto da Aser, da concertare però con il sindacato, che ben conosce le dinamiche del lavoro».
«Sono anni che la Regione non finanzia la legge sull’editoria – ha sottolineato Amadasi – dimenticando che giornali in salute aiutano anche a contrastare il crescente fenomeno dell’astensionismo». De Pascale ha dato la propria disponibilità a sedersi a un tavolo per affrontare il tema.
Al presidente De Pascale, Amadasi ha ribadito inoltre l’importanza di avere attenzione: «Quella attenzione che la politica non ci dà, come dimostrato dal silenzio totale delle istituzioni in occasione degli ultimi scioperi alla Gazzetta di Reggio e al Resto del Carlino. Così come troppo spesso passano sotto silenzio le aggressioni e le minacce ai cronisti, che sono ben più frequenti di quanto si immagini».
«A volte assistiamo a messaggi di indignazione e vicinanza – ha concluso il presidente dell’associazione stampa – ma anche in quei casi non si arriva mai a fatti concreti». (Da aser.bo.it)